mercoledì 13 luglio 2016

Abolire una pratica violenta, per dare un senso alla vita e alla morte di un violento


Astraendo la tragica morte del ventinovenne Victor Barrio dal contesto in cui è avvenuta, è impossibile non sentirsi a lui vicini, immaginando il terrore che il giovane deve aver provato poco prima di spegnersi. Analizzando però i fatti, abbandonando ogni astrazione, non possiamo scordare che Victor Barrio era lì per dare spettacolo, dare spettacolo torturando e uccidendo un animale innocente e totalmente estraneo al sadismo umano che spinge troppe persone a considerare divertente, emozionante e appassionante assistere all'uccisione di un essere senziente. Di fronte alla realtà, pur continuando a provare dispiacere per la giovane vita spezzata, è inevitabile sentirsi più vicini al toro che al violento Victor Barrio.

Centinaia di persone pagano ogni settimana per assistere a questi macabri spettacoli e molte di più  vi assistono in diretta televisiva, con la stessa leggerezza con la quale si assiste ad una partita di calcio. Erano ben 31 anni che un torero non veniva ucciso da un toro, ad ogni spettacolo sono invece i tori a morire – insomma tutto va (quasi) sempre “come deve andare”.

Purtroppo non saranno le migliaia di tori massacrati per la soddisfazione di esseri umani che godono di fronte alla morte a far riflettere seriamente la società specista sull'opportunità di superare una tradizione che esalta la violenza verso gli animali non umani. Ci auguriamo però che almeno la morte insensata di un umano - il giovane massacratore Victor Barrio - spinga la cittadinanza spagnola a chiedere a gran voce l'abolizione di una pratica ignobile.

Ce lo auguriamo perché solo così la vita e la morte del violento Victor Barrio non saranno state completamente inutili.